Mastoplastica Additiva Rischi

Rischi e complicazioni nell'intervento di Mastoplastica Additiva

Ematoma mammella sinistra dopo una mastoplastica additiva

Associati ai rischi anestesiologici in chirurgia estetica e nella mastoplastica additiva, esistono anche i rischi chirurgici, che dovrebbero essere sempre valutati e spiegati ai pazienti. La capacità del medico di evitarli ed eventualmente di risolverli fa la differenza tra un piccolo incidente di percorso, che si risolve senza conseguenze per il paziente e una tragedia che può portare a strascichi e sequele definitive.

Vediamo dunque quali sono le complicazioni più frequenti che possono insorgere negli interventi di mastoplastica additiva e cosa fare: la letteratura internazionale riferisce per la mastoplastica additiva, un’incidenza di formazione di sieromi ed ematomi dello 0,5-3,0%.
Un grande ematoma, può insorgere nelle ore immediatamente successive l'intervento e va prontamente riconosciuto, necessitando un ritorno in sala operatoria per il drenaggio, necessario per poter risolvere la situazione senza ulteriori complicazioni.


Nella foto si evidenzia grosso ematoma tardivo a destra (mammella sinistra della paziente), che necessita revisione chirurgica

L’infezione nella Mastoplastica Additiva presenta un’incidenza pari a circa il 2,0%, si tratta con l’uso di antibiotici ed in alcuni casi può essere necessario rimuovere la protesi per ricollocarla successivamente a problema risolto.

Complicanze Estetiche

Asimmetria del seno dopo mastoplastica additiva

I cattivi risultati estetici dopo un intervento di mastoplastica additiva, possono dipendere da numerosi fattori. Tralasciando le problematiche più rare, che comunque vanno discusse nei casi specifici in sede di visita col proprio medico, le complicazioni estetiche, che si riscontrano più frequentemente sono generalmente dovute ad un errato posizionamento delle protesi in seguito ad inadeguata dissezione della “tasca” dove queste andranno ad alloggiare, con possibili asimmetrie specialmente al livello del solco sotto-mammario (vedi il riferimento scientifico numero 1, 2), anche se in mani esperte questo tipo di complicazione, generalmente non occorre.



​Asimmetria tipica: Questa complicazione, che può intervenire dopo una mastoplastica additiva, si può risolvere, con un reintervento in anestesia locale e sedazione, mediante correzione del posizionamento del solco sottomammario della mammella sinistra.

allargamento della cicatrice periareolare dopo mastoplastica additiva

Un altro problema tipico sono le cicatrici di cattiva qualità in chirurgia estetica, che possono essere legate a problemi di cicatrizzazione costituzionali del paziente (vedi il riferimento scientifico numero 1, 2, 3, 4), indipendentemente dalla bontà della sutura realizzata dal chirurgo oppure legate a problematiche insorte come il cedimento di punti di sutura e che comunque possono essere “ritoccate” e migliorate in un secondo tempo.


Allargamento di cicatrice periareolare in seguito a cedimento di punti di sutura dopo mastoplastica additiva. Questa complicazione può essere risolta, con un piccolo intervento ambulatoriale in anestesia locale pura, mediante riposizionamento della cicatrice lungo il bordo inferiore dell'areola

Contrattura capsulare

Contrattura capsulare di paziente portatrice di protesi mammarie

La contrattura capsulare dopo un intervento di mastoplastica additiva è l’indurimento della capsula di tessuto, che l’organismo forma normalmente intorno alle protesi. In questi casi il seno diventa duro, a volte si formano retrazioni tali da modificare la forma e l’estetica della mammella.


Contrattura Capsulare dopo mastoplastica additiva classificabile come Becker grado IV: si nota l'incapsulamento che deforma l'estetica della mammella. Questa complicazione si risolve mediante interventi di capsulectomia e/o capsulotomia secondo le indicazioni specifiche.



Dico brevemente ciò che penso su questo argomento, che presenta ancora oggi informazioni scientifiche controverse e molto differenti tra loro.

Credo che durante tutto il periodo passato in Brasile a Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica all’Università Pontificia Cattolica a Porto Alegre ho visto per quanto riguarda interventi di Mastoplastica Additiva puramente estetici, non più di due o tre contratture capsulari serie, per lo più in pazienti con impianti collocati da molti anni e protesi a superficie liscia di vecchia generazione. Era mia convinzione, che i recenti impianti a superficie testurizzata e/o rivestiti in poliuretano avessero risolto pressoché definitivamente questo problema. Tuttavia recentemente, ho sostituito protesi di ultima generazione, che avevano fatto, anche in tempi brevi, una capsula tenace intorno agli impianti, rendendo il seno di queste pazienti estremamente duro al tatto.

Allo stato attuale penso, che probabilmente la capacità del chirurgo di “rispettare” i tessuti durante l’intervento, possa avere una certa rilevanza, per evitare questo spiacevole problema, insieme alla qualità delle protesi e alla natura costituzionale della paziente.

Protesi e cancro della mammella

Le possibilità che le protesi di silicone stimolino la formazione di malattie immunitarie o aumentino l’incidenza del cancro della mammella, sono nulle. Precedenti fatti e polemiche, che hanno indotto l'opinione pubblica a pensare questa eventualità si sono dimostrati da un punto di vista scientifico sempre infondati (vedi il riferimento scientifico numero 21, 26, 27, 28, 29). La relazione tra cancro del seno e protesi mammaria, fino ad ora non è mai stata provata e riscontrata in nessun caso al mondo studiato scientificamente .

Uno studio di chirurgia estetica recente ha dimostrato che tra le donne che sviluppano il cancro della mammella, quelle portatrici di protesi hanno una prognosi migliore (vedi il riferimento scientifico numero 22) e una conseguente aspettativa di sopravvivenza migliore. Ciò viene spiegato in funzione del fatto che nelle donne portatrici di protesi, che si controllano periodicamente, si riesce a scoprire prontamente l’insorgenza del tumore ed intervenire più precocemente (vedi il riferimento scientifico numero 22, 25, 30).